Radura: la nuova etichetta della Cantina Pomario dei Conti Spalletti Trivelli presentata nei Chiostri di Santa Barnaba a Milano
Di Federica Paridi
Un cru che rappresenta un perfetto connubio tra tradizione e innovazione. Nasce da un’armoniosa fusione di vitigni antichi e autoctoni e da una tecnica di vinificazione all’avanguardia.
La nuova etichetta è stata presentata il 19 marzo 2024 nella splendida cornice dei Chiostri di Santa Barnaba a Milano. Erano presenti il Conte Giangiacomo Spalletti Trivelli con la moglie Susanna D’Inzeo e l’agronoma Federica De Santis.
La Tenuta Pomario dei Conti Spalletti Trivelli è costituita da 2 poggi di 230 ettari che si estendono su un crinale incantato attorniato da boschi di faggio, lecci, vigneti e uliveti. Ci si arriva per mezzo di una sola strada sterrata fatta da piccoli sassi bianchi che ci conduce in un ambiente silenzioso e a tratti quasi irreale.
Giangiacomo Spalletti Trivelli e la moglie Susanna D’Inzeo, figlia del campione di equitazione Raimondo, giunsero a Pomario, nel comune di Piegaro, località in provincia di Perugia, tra Città della Pieve e Orvieto, quasi per caso, erano mossi da un’idea di “Buen Retiro” in Umbria, per scappare dal caos della città di Roma. Galeotto fu questo sopralluogo dunque, dal quale scoprirono un luogo meraviglioso elevato a 500 metri sul livello del mare, spazzato dai venti di tramontana in inverno mentre in estate il clima caldo viene mitigato dal lago Trasimeno, un panorama mozzafiato che si perde verso l’infinito. Fu amore a prima vista.
Il Conte Giangiacomo aveva maturato da tanto tempo il desiderio di riprendere la tradizione familiare legata al vino, risalente a fine Ottocento, quando Venceslao Spalletti Trivelli, senatore del Regno assieme alla moglie Gabriella Rasponi, nipote di Carolina Bonaparte, decisero di comprare un’azienda in Toscana dove successivamente il figlio Cesare, nonno di Giangiacomo, iniziò la produzione di un Chianti molto rinomato.
Fu così che nel 2005 i coniugi decisero di ristrutturare tutta la tenuta cercando di rimanere dove possibile, fedeli allo stile originario. Grazie al prezioso contributo di Federica De Santis, agronoma, e Mery Ferrara, enologa, fu ristrutturata la vecchia vigna e furono recuperate le antiche varietà di Sangiovese, Trebbiano e Malvasia. Furono clonate le migliori viti per ottenere tramite selezione massale le nuove barbatelle per sostituire le vite troppe danneggiate, e venne creata con le stesse varietà una nuova vigna di circa due ettari. Nel 2005 sempre con l’aiuto di Federica e Mery si effettuarono le prime micro-vinificazioni e si comprese così l’enorme potenzialità di questi vitigni antichi, si decise di reimpiantarli, anche per omaggiare la tradizione contadina del luogo; Foglia tonda, Grechetto, Trebbiano, Malvasia Nera, Colorino, e Alicante in primis.
La prima vinificazione effettuata a Pomario avvenne nel 2009 nella rimessa degli attrezzi: un tonneaux di Sangiovese e una barrique di Trebbiano e Malvasia, da qui nasceranno i vini Sariano e Arale. Nel 2010 la vinificazione si ripeté con le medesime quantità, e si iniziò a partecipare ai primi concorsi, e si ebbe la conferma delle scelte effettuate, arrivarono tanti premi.
Ai giorni nostri sono 230 gli ettari complessivi di cui nove a vigneto dei quali quattro a Pomario, suddivisi tra Vigna Vecchia, Vigna Nuova, entrambe con uve Sangiovese, Trebbiano e Malvasia con l’aggiunta di 3.000 metri di un clone bordolese di Merlot, e “Le Terrazze”, 8.000 metri di terrazzamenti impiantati con Sauvignon Blanc e Riesling renano, dedicati alla produzione di vino muffato. Altri cinque ettari di vigna sono stati realizzati nel secondo Poggio confinante con Pomario, suddivisi in quattro vigneti: Il ventaglio, la Selva piana e il Ghiro, tutti con forte pendenza, che garantiscono drenaggio e sono prevalentemente sassosi, terreni dedicati alle uve bianche Grechetto e Trebbiano, oltre a piccole quantità di Vermentino, Incrocio Manzoni e Chardonnay. A questi si aggiunge la Radura, un unico appezzamento pianeggiante di due ettari e mezzo circondati dal bosco con terreno molto fresco, dedicato alle uve Rosse di Sangiovese, con l’aggiunta di piccole quantità di Ciliegiolo, Malvasia Nera, Foglia tonda, Colorino e Alicante. con vigneti di età da 2 a 60 anni. Il terreno è ricco in scheletro ma con struttura sciolta limo-argillosa, elementi che conferiscono mineralità e struttura ai vini. Tutti i vigneti sono situati in poggi con illuminazione intensa e continua. L’export è tra il 15 e il 20% maggiormente verso Germania, Belgio, Olanda, UK, il resto nel mercato italiano.
Durante la presentazione il Conte Giangiacomo Spalletti Trivelli ha dichiarato soddisfatto: “I vini buoni sono tantissimi. Noi cerchiamo di dare ai nostri vini personalità, legando la produzione ad un filo conduttore che parla di questo territorio. Amiamo questo posto e vogliamo che i nostri prodotti trasmettono l’amore per questa terra”
Passiamo ai vini:
Ogni vino ha un nome legato al territorio. L’ispirazione per “Radura” nasce proprio dalla scoperta di una radura incolta nel cuore del bosco lungo la strada che conduce al loro oliveto. Qui, nel 2016 sono state piantate viti giovani, seguendo la scelta dell’allevamento a Guyot.
Radura è composto da uve autoctone: Foglia Tonda, Malvasia Nera, con alcune varietà tintorie come Colorino e Alicante, quest’ultimo, noto anche come Gamay del Trasimeno, che ha avuto la capacità di adattarsi perfettamente a questo territorio diventandone una delle varietà più rappresentative e un particolare clone di Sangiovese. Il risultato è un cru unico che dopo una raccolta in un periodo di maturazione intermedia, subisce una vinificazione in “uvaggio” garantendo al mosto colore, acidità e profumi fruttati. Dopo una lunga fermentazione il vino matura per 12 mesi in tonneaux di secondo passaggio, il tannino viene ammorbidito durante il passaggio in anfora di ceramica per un altro anno. Si ottiene un vino corposo, morbido, deciso, speziato fresco con note agrumate e di susina matura, la persistenza è lunga e piacevole con retrogusto di frutta croccante, si presta a lungo invecchiamento.
Unitamente all’etichetta presentata, è stato possibile assaggiare anche Ciliegiolo che proviene da uve ciliegiolo, antica varietà fortemente legata al territorio, si presenta alla vista con un intrigante Rosso amarena con intensi riflessi violacei, ammalia l’olfatto con sentori di frutti di bosco, mirtillo e mora, è intenso, il tannino è deciso, viene addomesticato dal legno che lo rende meno aggressivo e con una piacevole croccantezza, ottima mineralità e sapidità chiude con una lunga persistenza.
Sariano, è un Sangiovese in purezza, che nasce dalle vecchie vigne di oltre 40 anni di età. Prende il nome di una proprietà di famiglia del 300-400 in provincia di Rovigo, Castello di Sariano, utilizzato dagli estensi come casino di caccia. Rosso Rubino intenso dagli aromi di ciliegia, mora e ribes nero, note floreali di viola. Retrogusto fruttato e aromatico, speziato di chiodi di garofano che accompagna la tannicità, di lunga persistenza.
Arale, ricorda il nome del monte che sovrasta la vigna storica che ha oltre 50 anni di età, con varietà di uve Trebbiano e Malvasia. Reimpiantate nelle parti mancanti con i cloni della vigna originaria. Le uve vengono attentamente selezionate in vigna, la vendemmia si effettua la mattina presto nel mese di ottobre. Le uve vengono subito pressate e messe a fermentare in barriques con l’inoculo di lieviti autoctoni. Gli unici interventi effettuati sono dei batonnage giornalieri. La prima sfecciatura grossolana avviene solo al termine delle fermentazioni alcolica con successiva malolattica. Si procede poi con ulteriori quattro pulizie annuali per ottenere un vino pulito e pronto dopo una leggerissima filtrazione. Al naso si riconosce un’intensa complessità olfattiva, fiori: gelsomino e robinia. frutta agrumata e mandarino con un finale sapido e minerale e tanta persistenza.
Muffato delle Streghe, fortemente voluto non solo dalla contessa Susanna D’Inzeo, ma anche da tutta la componente femminile dello staff: l’enologa Mery Ferrara, l’agronoma Federica De Santis, da uve Riesling e Sauvignon Blanc, si presenta giallo dorato brillante. E’ di grande armonia, ben strutturato con aromi di miele, spezie, frutti canditi e caramello dovuti alla presenza della muffa nobile, Botrytis cinerea. La vendemmia dura diverse settimane perché richiede la scelta dei soli grappoli i cui acini hanno raggiunto la giusta copertura di muffa. Dopo una leggera pressatura del grappolo, il mosto viene messo a fermentare e poi riposa nel legno per 2-3 anni.
L’azienda produce un ottimo olio extravergine di oliva Biologico
Qui l’ulivo alberga da tempi remoti, piante secolari donano un prodotto sano e gustoso. Le principali varietà sono le classiche presenti in Umbria con predominio di Frantoio e Moraiolo (70%), Leccino (25%). Le tecniche colturali sono tradizionali e vengono seguiti i dettami dell’agricoltura Biologica. Le olive vengono frante a freddo entro le prime tre ore dalla raccolta e si ottiene così un olio fruttato che alla vista appare di un bel verde smeraldo. All’olfatto si apre deciso con note fruttate di oliva verde. Al gusto è equilibrato con forti toni di erba fresca; amaro e piccanti intensi ma armonici. Lascia un retrogusto piccante e un sapore di oliva fresca.
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Indirizzo: Loc. Pomario, 06066 Piegaro PG, Italy – Telefono: +39 347 0680626