LEVIDE, metodo classico Trento DOC


Di Sergio Ronchi
Una realtà abbastanza recente, LEVIDE, in un territorio molto vocato per la spumantizzazione dove lo Chardonnay si esprime ai massimi valori, un’azienda che vuole il massimo della qualità dai suoi vini ed ecco fatto.
Abbiamo incontrato durante un pranzo conviviale Valperto degli Azzoni, titolare dell’azienda LEVIDE che ha sede ad Ala in provincia di Trento. Amante delle bollicine di montagna, decise di iniziare questa nuova avventura dopo avere già avviato cantine vitivinicole nelle Marche, in Veneto, in Toscana e in Sardegna dove rispetto dell’ambiente e sostenibilità sono punti di partenza fondamentali.
La sede dell’azienda è posta nell’antico e affascinante Maso Alsiera ad Ala e il vitigno principale utilizzato è appunto lo Chardonnay coltivato in 10 ettari a circa 600 metri di altitudine nel vigneto di San Valentino.

Massimo Azzoli è l’enologo dell’azienda che ha curato sin dall’inizio la produzione degli spumanti Metodo Classico dove la prima bottiglia in commercio si è avuta nel 2015. Sono 4 le tipologie con il nome Cime di Altilia, un Brut Millesimato, un Extra Brut Millesimato e un Brut Rosè (con un 30% di Pinot nero) e di recente si è aggiunto anche un Nature Riserva.
La produzione totale è di circa 50.000 bottiglie.
Dall’incontro abbiamo potuto capire la passione e la voglia di innovazione che devono portare alla migliore qualità dei vini in una logica di territorio e di uve sane. Tanti sono i progetti e le innovazioni che le aziende dei “degli Azzoni Wines – DAW” hanno fatto o hanno in programma di sviluppare nei prossimi anni.
Da sempre alla ricerca di nuove sfide su nuovi territori, Valperto degli Azzoni ha fondato LEVIDE (cioè Le Viti, in dialetto trentino) con lo scopo di produrre un vino di eccellenza in una delle zone migliori d’Italia per il Metodo Classico.
Abbiamo così degustato due bollicine e poi anche due vini dell’azienda marchigiana Conti degli Azzoni.
Prima il Cime di AltiliA Pas Dosé, che si presenta di un bel colore giallo paglierino chiaro, una bolla molto fine, profumi di frutta gialla come mele golden e pesche ma anche una piacevole nota agrumata e un finale leggermente ammandorlato che lo rende più rotondo. Grande equilibrio e territorialità.
Ecco poi il Cime di AltiliA Extra Brut Millesimato con 36 mesi sui lieviti che si presenta di un colore giallo paglierino carico, molto attraente, che ne identifica già la possibile complessità aromatica di frutta bianca matura e di crosta di pane biscottato, finale lungo e con note agrumate e minerali. Due vini completamente differenti fra loro ma con un carattere importante. Li abbiamo provati con 2 antipasti “difficili”, niente pesce o crostacei ma carni e verdure. Il Pas Dosè ha affiancato dei tipici mondeghili milanesi rivisitati, quindi delle polpette di vitello su un purè e cipolla caramellata e l’abbinamento è stato perfetto, con il vino che ha saputo pulire la bocca dalla leggera untuosità e dolcezza delle polpette fritte. L’extra brut invece ha avuto un compito più difficile, un carciofo con pecorino siciliano cotto al forno all’interno di una pasta sfoglia sottile e croccante accompagnato da cicoria ripassata in padella con peperoncino. Prova superata a pieni voti. E’ un Metodo Classico che non teme piatti anche difficili da abbinare, se non impossibili per molti altri vini. Grandi profumi ma è l’aspetto gustativo che prevale, con note fruttate e un leggera morbidezza affiancata dalla corretta acidità che ci si aspetta in un Metodo Classico che si rispetti.
Poi con un primo piatto importante come una pasta con sugo di coda di vitellone, crema di pecorino, fave di cacao e crumble di pane ecco il “Verdicchio che non ti aspetti”, il “a Passo d’uomo” un Marche bianco IGT. Fermo, naturale non filtrato, con note differenti da quelle del Verdicchio a tutti noto ma molto buono, pulito in bocca, di grande impatto olfattivo e gustativo. Un vino fuori dagli schemi ma che può trovare la sua giusta collocazione in un’offerta ampia e variegata nella continuità dell’innovazione.

Poi eccoci ai formaggi misti quasi tutti piemontesi e con stagionatura dai 4 mesi in avanti e qui entra prepotentemente il San Donato, Rosso Piceno DOC che affina 12 mesi in barrique di secondo e terzo passaggio non invadenti, di colore rosso rubino con note di more e frutti di bosco e con leggera speziatura finale; alla degustazione conferma quanto percepito nell’olfattivo e in più regala una buona freschezza. Un ottimo prodotto che rappresenta bene il territorio per quanto riguarda i rossi con Montepulciano e Sangiovese che si integrano perfettamente.

Gli spumanti Metodo Classico di LEVIDE non tradiscono le attese e si fanno apprezzare per la freschezza e la fragranza dei sapori e degli aromi, vini che non rimangono nel bicchiere a lungo e che rapidamente ne richiedono un “rabbocco”.

In conclusione, tutti i vini assaggiati sono risultati ottimi, con profumi fruttati e intensità olfattiva ma la caratteristica comune più importante è la grande bevibilità e riconoscibilità di territorio, cosa fondamentale per differenziarsi e creare una propria linea gustativa, un marchio identificativo.

Sono vini adatti sia per un pubblico giovane per i profumi e la grande varietà sia per un pubblico più “esperto” con alcuni vini più complessi.
Rimane ora la voglia di assaggiare anche gli altri prodotti delle diverse zone.

