Le Cantine Toso chiudono il 2023 in positivo e anche l’export torna a crescere
Un’attenta strategia export, la ripresa del canale fuoricasa e investimenti continui: la ricetta del successo della cantina di Cossano Belbo
Le Cantine Toso di Cossano Belbo (CN), tra le più grandi cantine private piemontesi, archiviano il 2023 con 45 milioni di euro, segnando un +25% rispetto al 2022, fortemente condizionato dalla situazione geopolitica internazionale. Sorride anche la voce export, da sempre leva fondamentale per l’azienda: vale 30 milioni di euro circa, 65% del fatturato. A contribuire alla crescita dell’azienda anche la ripresa dei consumi fuoricasa, a cui l’azienda punta con il brand Gamondi.
La storia della famiglia Toso si intreccia da oltre 100 anni e da quattro generazioni alla tradizione piemontese del vino e alle sue terre più vocate. L’attaccamento della famiglia Toso al Moscato è rimasto vivo nel tempo e ancora oggi si esprime nella costante attenzione che l’azienda dedica alle opportunità produttive di questo particolare vitigno, privilegiando in primis il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante. Ai vini si aggiungono due prodotti della tradizione piemontese: il Toccasana di Teodoro Negro, l’originale liquore delle Langhe prodotto con ben 37 diverse erbe, e la gamma Gamondi, storico e prestigioso marchio che grazie a Toso diventa moderno paladino della tradizione più autentica del Vermouth di Torino, fedele alla ricetta tradizionale dell’ottocento, proponendo inoltre una linea completa di prodotti per la mixology.
Le Cantine Toso hanno vissuto ripercussioni importanti negli anni passati soprattutto per il conflitto Russia-Ucraina. Su 30 milioni di bottiglie prodotte, Toso ne esportava circa 1 milione in Russia e 5 milioni in Ucraina: l’export nell’Europa dell’Est (Russia, Ucraina e Paesi limitrofi) valeva il 20% del totale delle esportazioni. Il prolungarsi della guerra ha creato difficoltà significative nell’export in quest’area: in Russia i problemi sono legati all’embargo, al blocco dei pagamenti e dei trasporti, alla svalutazione del rublo; in Ucraina c’è molta incertezza perché il Paese vive due realtà molto diverse, una dilaniata dalla guerra, una in lenta ripresa; nei Paesi limitrofi, come il Kazakistan, che per Toso è il 3° mercato strategico, ci sono grosse complicazioni di natura logistica perché per poter raggiungere il Paese, le merci devono compiere viaggi molto più lunghi evitando le aree coinvolte nel conflitto. A Toso va il merito di aver reagito immediatamente alla situazione drammatica con una strategia attenta che si è mossa su due linee: consolidare mercati storici e strategici (Francia, Belgio, Svizzera, …) e sostenere la crescita delle vendite in Polonia ed Europa del Nord.
Contemporaneamente i prodotti delle Cantine Toso hanno debuttato nel Far East, in particolare in Corea, Cina, Giappone e Vietnam, mercati dalle grandissime potenzialità per il made in Italy.
L’azienda, in ottica di miglioramento continuo della produzione, da alcuni anni ha avviato un percorso di trasformazione in una cantina 4.0: dal 2020 a oggi sono stati investiti oltre 4 milioni di euro. Nel reparto di imbottigliamento spicca la tecnologia della speciale riempitrice, un’unica macchina che svolge tre diverse operazioni – risciacquo della bottiglia, riempimento e tappatura, garantendo al massimo la sicurezza del prodotto finito – ed è entrato in funzione il nuovo magazzino totalmente automatizzato e refrigerato.
Parallelamente agli investimenti in tecnologia, Toso ha destinato importanti risorse alla ricerca di soluzioni sostenibili. L’azienda ha sviluppato nel tempo una politica aziendale volta alla sostenibilità: a partire dalle infrastrutture fino al prodotto finito, tutto è fatto seguendo alcuni principi green. Soprattutto negli ultimi anni ha intrapreso una strada volta al risparmio energetico per rispettare l’area in cui opera: si è scelto di abbandonare l’uso di combustibili minerali a favore dell’utilizzo di una caldaia a biomassa alimentata da scarti di lavorazione o delle potature degli alberi. Questa caldaia viene utilizzata per scaldare gli ambienti lavorativi ma anche per mettere in moto altri macchinari. Rientrano nel piano di risparmio energetico anche l’installazione di tre impianti fotovoltaici che forniscono energia per il 25% del consumo aziendale.