Mediterraneo Slow: un mare di diversità che dialogano a partire dal cibo 

Mediterraneo Slow_ph. Massimiliano Martucci-X2

Migliaia di visitatori all’edizione zero dell’evento del Comune di Taranto in collaborazione con Slow Food

Costruire ponti di pace a partire dai cibi che rappresentano la cifra essenziale del Mediterraneo: l’incontro, lo scambio, l’identità che nasce e si rafforza grazie alle differenze, il dialogo. Un dialogo durato millenni che a un certo punto si è perso. Da molto tempo infatti il Mediterraneo ha smesso di unire e ha iniziato a separare. Lu mari cucchia li paìsi ca sparti – il mare unisce i paesi che divide – si legge in un murales lungo le coste del Tarantino, e all’indomani di Mediterraneo Slow questo aforisma risuona come un invito a realizzarli questi ponti.

Buona la prima!

La tre giorni di Mediterraneo Slow, la manifestazione organizzata dal Comune di Taranto, in collaborazione con Slow Food Italia e Slow Food Puglia e la partecipazione della Regione Puglia, chiude con un bilancio più che positivo: migliaia di persone hanno affollato la Rotonda dei Marinai d’Italia con il mercato della terra e del mare, animato da 70 produttori dei Presìdi e delle comunità Slow Food pugliesi, le conferenze e i forum, gli show cooking con i cuochi dell’Alleanza Slow Food, le degustazioni e le attività per bambini. Un’edizione zero fortemente voluta dal Comune di Taranto, realizzata in particolare grazie al supporto dell’assessorato allo Sviluppo economico, Promozione territoriale, Innovazione che segna un’ulteriore tappa nel dialogo avviato a partire dal 2018 con Slow Food Puglia e Slow Food Italia. Un percorso che oggi vede già impegnate le tre realtà a progettare le prossime edizioni dell’evento.

«La risposta dei cittadini e l’interesse da loro mostrato verso le produzioni sostenibili e di qualità – il commento del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci – hanno aumentato la consapevolezza di quanto siano necessari eventi come Mediterraneo Slow. Per questo lo ripeteremo e confermeremo il rapporto con Slow Food, perché anche in materia di food policy vogliamo che Taranto sia esemplare, come lo è rispetto ai processi di transizione ecologica ed economica che abbiamo codificato nel nostro piano “Ecosistema Taranto”. Portabandiera di questa attitudine è già, e lo sarà ancora, la nostra cozza nera, presidio che abbiamo conquistato con impegno e fatica e che consegniamo a produttori e comunità affinché vi si possa costruire intorno il racconto della nuova Taranto. La vocazione mediterranea della città, infine, si è consolidata anche in termini geopolitici, avendo ospitato in questa edizione “zero” dell’evento il consiglio internazionale di Slow Food, 27 nazioni che hanno dialogato di cibo, cultura ed equità. Taranto unisce popoli e culture, quindi, come per secoli ha fatto il “mare nostrum”».

«Mediterraneo Slow, fin da questa edizione, rappresenta una delle manifestazioni su cui punta Slow Food Italia, insieme a Terra Madre Salone del Gusto, Cheese, Slow Fish e Slow Wine Fair. Per il 2023 abbiamo voluto lavorare per costruire una vetrina per i produttori pugliesi, connettendo i primi nodi di una rete che lanceremo nei prossimi anni, a partire dal 2024, ai popoli delle altre sponde, arricchendo la manifestazione con le storie dei produttori e le culture gastronomiche del Mediterraneo» ha sottolineato Daniele Buttignol, amministratore unico di Slow Food Promozione.

«Il Mediterraneo rappresenta l’uno per cento dei mari del mondo, ma contiene il dieci per cento di biodiversità marina. Un mare dove con-vivere, non dove morire. In questo senso vogliamo riporre fiducia nella nostra mediterraneità dimenticata: un modo di stare al mondo, un umanesimo meridiano che si concretizza nella capacità di provare empatia verso il prossimo, e verso il vivente tutto – ha dichiarato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia -. Per noi di Slow Food lo strumento d’elezione per rigenerare un’umanità mediterranea è il cibo: olivo, vite e grano, ma anche la piccola pesca e la mitilicoltura. Taranto in questi anni ha dimostrato di essere una città capace di pensarsi diversa, senza derogare le questioni ambientali a favore di vantaggi economici, proprio perché ha vissuto e sofferto sulla sua pelle le conseguenze di questo grave errore».

I forum con i produttori

E proprio i prodotti di questa terra sono stati al centro del mercato e degli incontri con i produttori che si sono susseguiti nello spazio realizzato grazie all’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, che per l’occasione ha presentato il suo focus sulla Basilicata. Per i coltivatori di mitili del Presidio della cozza nera di Taranto, Luciano Carriero e Francesco Marangione, Slow Food «ha ridato la dignità al mestiere del mitilicoltore e la speranza a tutti i cittadini, che un futuro diverso si può costruire, proprio a partire dalle origini di questa città». 

Nel raccontare il lavoro della Cooperativa Sociale Terra di Resilienza-Monte Frumentario di Calvanico nel Salernitano, Michele Sica, ha riportato l’attenzione sui grani, i più dimenticati della triade delle piante di civiltà, rispetto a olio e soprattutto vino. «Non li chiamiamo più grani antichi bensì grani del futuro perché rappresentano la memoria ininterrotta di un passato millenario, che guarda però a una prospettiva ribaltata, futura appunto». 

Ha ricordato la battaglia contro la xylella, il batterio che ha causato l’abbattimento di milioni di olivi nel Salento e in altre aree della Puglia, Danilo Prete, produttore dell’azienda Tatamà del Presidio Slow Food degli ulivi secolari a San Vito dei Normanni, nel Brindisino: «Credo nella forza del suolo, e mi impegno per difenderla e far sì che queste cultivar possano sopravvivere proprio grazie alla terra. Stiamo resistendo e facendo tutto il possibile per salvare queste piante centenarie».

Il dialogo sulle food policy

Tra i temi dell’evento anche le politiche del cibo delle città, con uno spazio di confronto e dialogo dedicato alle amministrazioni comunali pugliesi: la Città metropolitana di Bari, con il suo documento sulle food policy appena approvato, il percorso di Taranto, che punta al concetto di “urban health”, e poi ancora Andria con il Food policy hub e Lecce. Tutte città che hanno avviato da tempo una collaborazione proficua con la rete di Slow Food nei rispettivi consigli del cibo, dove le progettualità di Slow Food (Mercati della Terra, Orti, Presìdi e Alleanza dei cuochi) trovano una collocazione naturale. L’amministrazione comunale di Taranto, attraverso il vicesindaco, Fabrizio Manzulli, ha lanciato per la prossima edizione di Mediterraneo Slow la sfida di coinvolgere le città del Mediterraneo per una riflessione ancora più ampia e concreta sulle politiche del cibo. La diversità e l’umanità sono anche il fil rouge che ci ha accompagnati al Parco Lulù, un’area giochi per i bambini e le famiglie inaugurata pochi mesi fa nel quartiere Tamburi, poco distante dell’Ilva. Proprio qui è stata realizzata anche una piccola biblioteca  e Slow Food ha raccolto l’invito di Legalitria (un progetto nazionale che promuove la lettura in contesti difficili) e ha inserito nell’ambito di Mediterraneo Slow una tappa in questo rione per donare al parco i libri per ragazzi pubblicati da Slow Food Editore. Un luogo difficile e ferito, ma anche ricco di diversità e di energia, dove un piccolo parco giochi può diventare un’oasi di verde, di socialità positiva, di cultura, e di rigenerazione.

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