Grandi margini di crescita per il settore agricolo in Italia

“Grandi margini di crescita per il settore agricolo in Italia ma occorre puntare su un’agricoltura di qualità ad alto reddito che si basi su manodopera qualificata”. 

Queste le parole di Carlo Triarico.

Il 40% degli imprenditori agrari è disposto ad assumere nuovo personale  entro un anno ma i 2/3 degli imprenditori chiedono manodopera professionalizzata.   Questo è quanto emerge da una ricerca voluta  dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.

La competenza, oltreché l’ingegno e la creatività, è ciò che sta alla base del successo del Made in Italy nel mondo. Non ne fa eccezione il settore dell’agricoltura. Secondo l’indagine commissionata dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica su un campione di aziende biodinamiche e biologiche in conversione, il 40% degli imprenditori italiani assumerà nuova forza lavoro nei prossimi 12 mesi, ma la conditio sine qua non per i 2/3 degli imprenditori è netta: deve trattarsi di manodopera qualificata e competente. Dunque duplice è la buona notizia: da una parte il settore dell’agricoltura farà da generatore di nuovi posti lavoro e dall’altra la spinta si indirizzerà verso una riqualificazione della forza lavoro.

L’economia reale, dunque, indica la strada ai decisori politici e alle rappresentanze che, in alcuni casi, sembrano rispondere in chiave di emergenza, ma di non essere affatto sintonizzati con le esigenze effettive di lungo termine, laddove propongono l’immissione massiccia nella filiera di manodopera straniera e non qualificata. Prevale oggi una visione emergenziale del lavoro, come nell’esempio dell’appello del presidente di Confagricoltura. Il lavoro agricolo non deve essere inteso come punizione, o i campi come luoghi di rieducazione per i disoccupati e percettori di reddito di cittadinanza. Anche la ricerca dalla Ministra Bellanova di manodopera dai paesi più poveri mostra i suoi limiti, se non interverrà sulle carenze strutturali che determinano una cronica sottoccupazione. Non si tratta solo di giustizia sociale, ma di un indirizzo strategico del modello agricolo italiano, che è vincente quando mira all’alta qualità e all’eccellenza professionale.

Un dato esemplare per comprendere cosa avverrebbe con l’adozione di un’agricoltura di qualità ad alto reddito, qualificando le competenze e innalzando il reddito. Il reddito agricolo nel 2019, mentre in Germania è aumentato del 31,8%, in Italia è invece diminuito del 2,6. Come risalire la china? Non certo con nuovo lavoro mal pagato e discontinuo.

In un contesto, peraltro, che vedrà i prossimi dati occupazionali nazionali precipitare rovinosamente. E in controtendenza netta con la richiesta di un mercato in crescita che privilegia sempre di più prodotti sani e buoni, che sottendono grandi competenze agronomiche e un’equa remunerazione. Un controsenso su tutti i piani insomma, quello che potrebbe essere intrapreso, una regressione sia sulla sfera economica sia culturale.

“L’Italia sta giocando un partita delicatissima la cui disfatta rappresenterebbe un colpo mortale sia per il Paese sia per le UE. Avviare subito un piano di qualificazione e professionalizzazione per gli aspiranti lavoratori del settore agricolo su tutto il territorio è la via per garantire un futuro all’agroalimentare italiano. Al contempo sarà necessario presidiare affinché la mafia non si accaparri più zone ad oggi lasciate scoperte e indietro ” dichiara Carlo Triarico, esperto internazionale di agroecologia “Siamo i primi produttori dei principali prodotti ortofrutticoli da agricoltura convenzionale e siamo leader mondiale nei prodotti biologici e biodinamici, con cui nel 2018 abbiamo fatturato 4 miliardi nel mercato interno e 2,2 miliardi di export.  Il nostro Paese detiene il primato per il numero di denominazioni protette, grazie alle quali siamo conosciuti e apprezzati in tutto il mondo con il nostro Made in Italy. Ecco, questo patrimonio va strutturato e potenziato in ottica di un modello agricolo tutto italiano, che diventi modello agricolo trasversale applicabile sia al convenzionale di qualità, sia al biologico e che si erga a vessillo di una buona e sana politica europea. I due concetti chiave per la sua realizzazione? Sostegno urgente al redito agricolo e immissione di manodopera qualificata che, in qualsivoglia anello della catena, generi valore attraverso la propria competenza e qualificazione professionale” prosegue Triarico.

Carlo Triarico dal 2011 riveste la carica di Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica in Italia, prima associazione ecologica fondata nel dopoguerra e più precisamente nel 1947.

Carlo Triarico è altresì consigliere del board di Demeter International, l’organizzazione mondiale degli agricoltori biodinamici operativa  in cinquanta paesi.

Dal 2015 è Vicepresidente di FEDERBIO (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica) con delega alla formazione. Dal 2016 è membro permanente del Comitato ministeriale per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica del MIPAAF. È il conduttore della trasmissione sull’Agroalimentare di Radio Radicale ed editorialista dell’Osservatore Romano. Svolge un’intensa attività di divulgazione e insegnamento in Italia e all’estero.

Storico della scienza, ha insegnato per lo Smith College. E’ autore di numerose pubblicazioni scientifiche, tra cui il documento sulla bioagricoltura di Carta di Milano Expo 2015, è stato coordinatore, per la Facoltà di Agraria di Firenze, della sezione Biodinamica del Master in Agricoltura Biologica e Biodinamica e consu­lente ARSIA Regione Toscana per l’Agricoltura sociale. Ha fondato nel 1994 la scuola di formazione APAB, oggi istituto riconosciuto, di cui è direttore.

Triarico, in prima persona, si adopera per promuove il dibattito presso le Istituzioni affinché sia approvata la legge sull’agricoltura biologica che riconosca l’agricoltura biodinamica, valorizzi l’intero settore e permetta di rafforzare un’agricoltura ecologica che porti al miglioramento delle produzioni agricole. Nondimeno il suo pensiero e la sua attività si focalizzano sulla creazione di una nuova alleanza tra mondo rurale, università, enti di ricerca e società civile per costruire un modello virtuoso in chiave agroecologica di cui l’Italia possa essere leader in un consesso internazionale.

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