Pomodoro, accordo tra OI, Regione Emilia-Romagna e filiera per la formazione in ambito lavorativo
Rabboni: “Questa best practice potrà essere estesa in tutto il Nord Italia.
Legalità, eticità e valorizzazione professionale del lavoro sono nostri tratti distintivi”
C’è un accordo di collaborazione tra OI Pomodoro da industria del Nord Italia, Regione Emilia-Romagna e portatori di interesse della filiera dell’oro rosso – produttori agricoli ed industriali trasformatori – per definire politiche di formazione pubbliche in ambito lavorativo che siano specifiche per le esigenze del settore.
È questa la linea di indirizzo emersa, in maniera condivisa, dal confronto promosso, dall’OI, alla Stazione sperimentale dell’industria delle conserve alimentari di Parma in occasione di un confronto tra gli operatori della filiera del pomodoro, i sindacati e la Regione Emilia Romagna, territorio in cui si coltiva il 70% del pomodoro del Nord Italia (nel 2018 furono 24.140 gli ettari interessati dal pomodoro).
“La nostra proposta di collaborazione ha trovato riscontri positivi. L’OI – spiega il presidente Tiberio Rabboni – è pronta a ricoprire il ruolo di facilitatore di un dialogo sempre più intenso con la Regione Emilia-Romagna e con gli attori della filiera. Una best practice che potremmo poi estendere a tutto il Nord Italia. Vogliamo promuovere un maggiore e più sistematico investimento formativo pubblico a favore dei tecnici e degli addetti della filiera produttiva del pomodoro da industria, rendendoci disponibili per favorire un’intesa finalizzata ad un raccordo formale tra i programmi regionali di formazione tecnica e professionale e i fabbisogni specifici della filiera. Ci motiva la consapevolezza che la valorizzazione professionale del lavoro dipendente è oggi uno dei presupposti fondamentali per poter ulteriormente crescere in qualità, sostenibilità e competitività sui mercati interni ed internazionali. Vogliamo che la filiera del Nord Italia abbia sempre più nella legalità, nella tutela e nella valorizzazione professionale del lavoro e dei lavoratori un tratto distintivo inoppugnabile”.
L’accordo, che si concretizzerà nelle prossime settimane quando verranno definiti gli aspetti pratici, è scaturito al termine di una tavola rotonda che – preceduta dagli interventi del professor Gabriele Canali dell’università Cattolica di Piacenza e del dirigente regionale per le politiche dell’istruzione, della formazione, del lavoro e della conoscenza Francesca Bergamini – ha visto partecipare diversi soggetti del mondo del pomodoro e del lavoro e si è aperta con il saluto istituzionale dell’assessore regionale Patrizio Bianchi che ha messo in evidenza l’impegno sino ad oggi profuso dall’Emilia-Romagna.
“Per superare la stagnazione dei mercati interni – ha messo in evidenza Aldo Rodolfi, vicepresidente Anicav – è fondamentale puntare sulle esportazioni e, pertanto, è bene che la formazione si concentri sull’aumento delle competenze in termini di internazionalizzazione e di conoscenza delle normative dei mercati esteri. Non dimentichiamo poi che il nostro settore è fortemente stagionale: il pomodoro c’è per un paio di mesi all’anno ed in così poco tempo si concentra la possibilità di fare formazione su linee produttive che sono operative per non più di una sessantina di giorni”.
Per il presidente del Consorzio agrario Terrepadane Marco Crotti serve una formazione specifica: “Tecnici o agronomi non escono mai sufficientemente preparati dai canali scolastici. C’è sempre bisogno di investire per introdurli al meglio nel mondo del lavoro. Serve una maggiore formazione, ad esempio sui temi dell’acqua e del risparmio idrico. In questo dovremo essere bravi a coordinare i fabbisogni della filiera, trasmettendo conoscenza delle nuove tecnologie”.
Per Roberto Iovino (Flai Cgil nazionale) la formazione “Deve essere prevista lungo tutto l’arco della vita. Si deve evitare la dispersione formativa. Di sicuro al Nord Italia, al contrario di altre zone, si sta facendo un buon percorso rispetto ad una filiera del pomodoro che, tra Nord e Sud, mostra una grande contraddizione tra picchi di qualità e situazioni drammatiche e vergognose come la morte dei 16 braccianti di Foggia dello scorso anno. Facciamo in modo che il modello che si può sperimentare al Nord sia di riferimento anche per altre realtà”.
Quindi intervento di Fabrizio Affaticati (segretario generale Fai Cisl Parma) che ha posto il tema della sicurezza: “È una questione trasversale che interessa tutti i lavoratori. In una filiera che fa della qualità il suo cavallo di battaglia è fondamentale che il lavoro a basso prezzo non trovi spazio. Giusto impegnarsi per un lavoro con contenuti tecnici e tecnologici”.
Infine parola a Michele Distefano (Enapra Confagricoltura): “Senza competitività ed innovazione non si può andare avanti. Servono nuove competenze e per ottenerle bisogna investire in formazione. Il modo migliore per farlo potrebbe essere proprio la costituzione di un tavolo di lavoro che scaturisca dall’accordo tra OI, Regione e filiera”.