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NUOVI LIMITI RAME: FIVI CHIEDE AL MIPAAF MAGGIORI TUTELE PER LE AZIENDE BIOLOGICHE

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I Vignaioli Indipendenti temono che le aziende, costrette dal nuovo limite di rame per ettaro ad abbandonare il regime biologico, siano obbligate a restituire i contributi percepiti

Matilde Poggi, presidente FIVI, torna a scrivere al Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio in merito ai nuovi limiti annuali sull’utilizzo del rame in agricoltura, passato da 6 a 4 kg. I Vignaioli Indipendenti chiedono che il MIPAAF sia puntuale nel sottolineare che il cambiamento di disciplina non può determinare conseguenze retroattive nei confronti di chi ha ricevuto contributi PSR per la conduzione biologica. “Se l’Europa cambia le regole per il biologico senz’altro si muove nell’ambito delle proprie competenze – afferma Matilde Poggi – ma tutti gli agricoltori che hanno aderito alla misura per il biologico all’interno dei PSR ricevono un contributo per la loro scelta ed ora, in corso d’opera, si vedono cambiare le regole”.
La riduzione di quantità del rame utilizzabile produrrà effetti rilevanti, in particolar modo sulla viticoltura biologica, visto che al momento non esistono valide ed economiche alternative nella difesa attiva contro le malattie fungine come la peronospora. Alcuni viticoltori potrebbero, nel giro di poco tempo, arrivare a dover abbandonare il regime di agricoltura biologica e a vedersi al contempo applicare le richieste di restituzione di contributi PSR eventualmente percepiti, non avendo rispettato l’impegno minimo di anni di adesione a questo regime. L’opinione della FIVI è che l’abbandono del regime biologico non sia da ritenersi volontario e imputabile ai viticoltori.
FIVI chiede che il Ministero sia vigile affinché si evitino disarmonie interpretative fra Regioni ed enti pagatori diversi, escludendo a priori la possibilità che il vignaiolo debba sostenere oneri e costi per opporsi all’eventuale richiesta di restituzione dei contributi. Chiede inoltre che il MIPAAF si faccia promotore dell’individuazione di un regime transitorio che consenta un passaggio il meno traumatico possibile dai vecchi ai nuovi limiti di utilizzo del rame in agricoltura.

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